MENS SANA IN CORPORE SANO

Aveva proprio ragione l’autore latino Giovenale quando nella decima satira scrisse “ Mens sana in corpore sano” (mente sana in corpo sano), intendendo sottolineare che gli uomini dovrebbero aspirare solamente a due beni principali: la sanità dell’anima e la salute del corpo. Uno dei migliori modi per prendersi cura del proprio corpo è dedicare una parte della propria vita allo sport, impegnarsi a praticarne uno o diversi; la scelta e estesa e varia: si va dagli sport di squadra ( come calcio, pallavolo, basket, pallanuoto) agli sport individuali ( come atletica, footing, nuoto, tennis). Qualsiasi tipo di sport si scelga da praticare, ciò che conta è mantenere il proprio corpo sempre in movimento, perché il nostro corpo è una magnifica macchina e, con necessità maggiore, ha bisogno di essere “ messa in moto” spesso e controllata.
Sin dalla tenera età si dovrebbe essere educati al movimento e allo sport, già da bambini si dovrebbe ben comprendere l’importanza dello sport nella formazione fisica e mentale dell’individuo. E forse questo non accade e a dimostrarlo è il numero molto ristretto di bambini e giovani che, ai nostri giorni, si dedicano allo sport. Il problema lo si riscontra anche nel mondo degli adulti.
I bambini preferiscono la nuova tecnologia, i giovani si lasciano distrarre da altri interessi e anche gli adulti, la maggior parte dei quali svolge attività lavorative sedentarie, non si prendono cura del loro corpo e quindi non si impegnano in nessuno sport.
Allo sport non viene riconosciuta la sua importanza quanto per gli adulti tanto per i giovani e i bambini.
Di fondamentale importanza è educare i bambini allo sport e al movimento.
Educare un bambino allo sport, stimolarlo a praticare uno degli sport da cui sembra essere maggiormente affascinato, significa aiutarlo a capire l’importanza del proprio corpo e il rispetto di questo e inoltre aiutarlo a sviluppare le sue capacità psichiche- mentali. Lo sport, oltre a migliorare le prestazioni fisiche, delinea l’individuo da un punto di vista mentale e anche sociale.
Un bambino educato allo sport, sia esso di squadra sia individuale, riesce meglio a rapportarsi con gli altri, riesce ad esprimere il proprio carattere, acquista maggior sicurezza in sé, capisce la necessità di porre degli obiettivi nella vita perché è questo che fanno gli sportivi, cioè si pongono degli obiettivi e si impegnano a raggiungerli in tutti i modi: un bambino educato allo sport prende coscienza di sé.
Lo sport forgia il carattere degli individui, rende forti fisicamente e psicologicamente.
Mettendo a paragone un ragazzo che pratica uno sport qualsiasi e un ragazzo che conduce una vita sedentaria, viziato dalla nuova tecnologia, la differenza appare netta. Oltre alla differenza fisica tra un corpo ben allenato, tonico, agile e in forma e un corpo abbandonato, debole, privo di agilità, emergono anche delle grandi differenze da un punto di vista morale e mentale, differenze di metodo di ragionamento, diverse modalità di reagire alle situazioni , diversi livelli di capacità creativa.
Quindi lo sport è un sano “ strumento di modellamento interiore ed esteriore” degli uomini. Dedicare alcune ore della propria vita allo sport significa dedicare del tempo a se stessi, al proprio corpo e al proprio essere. Lo sport è un’attività fondamentale per la vita di ogni individuo, sia esso uomo o donna,adulto, anziano, giovane o bambino; è un’attività da non trascurare. Data la sua importanza tutte le organizzazioni scolastiche, dalla scuola elementare alla scuola superiore,il governo dovrebbero impegnarsi affinché soprattutto giovani e bambini, che saranno gli adulti del domani, siano educati allo sport e capiscano il grande dono che essi rendono a loro stessi impegnandosi a praticarne uno costantemente. Lo sport concorre alla formazione di una personalità armonica ed equilibrata, che pone le basi per un'apertura a valori più alti quali la cultura, la partecipazione sociale e la ricerca di significati che vanno oltre gli aspetti materiali e quotidiani della vita
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OMOFOBIA: IL LATO TRISTE DEL NOSTRO PAESE

Ci ritroviamo un pomeriggio di settembre, fuori dalle nostre case l’estate lascia spazio alle prime piogge, alle prime folate di vento che annunciano l’ingresso di un autunno freddo che sarà incorniciato da allagamenti, frane e disastri in quasi tutta Italia. E allora, in assenza di qualcosa di meglio da fare, accendiamo la tv o sfogliamo un giornale lasciato su di un tavolo o magari, collegati su internet, si apre davanti a noi una finestra di news. Una di quelle che appena appaiono subito ci sbrighiamo a chiudere, ma appena il nostro sguardo mette a fuoco è questione di un attimo e riflessi nei nostri occhi si legge un titolo: “ATTACCHI AGLI OMOSESSUALI, PAURA A ROMA”.
E magari quella finestra non verrà chiusa, il canale della tv non verrà cambiato e le nostre dita non sfoglieranno un’altra pagina. Leggiamo, i nostri occhi divorano quelle parole scritte e veniamo a conoscenza dell’ennesimo fenomeno di insofferenza che pervade il nostro Paese. Insofferenza per chiunque non sia come noi, non vesta o non parli seguendo l’onda dell’omologazione oppure non ami come invece “sappiamo” fare noi. Infatti le vittime stavolta sono loro, coloro che “non amano come amiamo noi”: gli omosessuali. Il termine omosessuale è stato coniato per la prima volta nel 1869 da un letterato ungherese, fondendo il termine greco omoios (simile ) con il termine sexus (sesso), proponendo così l’uso di un vocabolo che sostituisse il cinquecentesco “vitio nefando” o l’antico sodomia. Era il 1869 e ancora oggi, nel 2009, per molti questa parola è un tabù o un motivo valido per esercitare violenza contro chi rientra in questa definizione. Ed è proprio questo che ci dimostrano i fatti avvenuti nell’ultimo periodo: una coppia gay esce dal Gay Village di Roma e viene aggredita. Uno dei due viene accoltellato all’addome e sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Gli aggressori, identificati, vengono in un primo momento rilasciati, poi arrestati; a Napoli, un professore di ritorno da lavoro attende la metropolitana, gli si avvicinano tre “teste rasate”. Lo insultano, gli puntano un coltello sotto i genitali minacciando di ucciderlo. Dopo aver riso del terrore disegnatosi sul viso di quell’uomo, vanno via, allontanandosi tra la gente; e ancora Roma: locali  gay incendiati alle prime ore dell’alba. Una transgeder seguita da un auto che la investe e fugge via, ha subito un intervento alla testa. E forti si fanno le richieste da parte dell’ associazione Arcigay: si chiedono più diritti, più protezione e severe punizioni per chiunque eserciti violenza contro chi è ritenuto diverso. Si  propongono leggi, si riuniscono cortei, si organizzano dibattiti su cosa sia giusto e su cosa sia sbagliato, si parla, si litiga, ma nel frattempo in ogni città avviene un’aggressione ai danni di uomini o donne che hanno un’idea, solo un’altra idea. Ci si mostra indignati e spaventati da quanto accade ma è necessario rendersi conto che per quanto sia un fenomeno più che sviluppato, è ancora puntualmente additato e giudicato storcendo la bocca. è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche per assicurare un futuro a tutti gli uomini abbandonando ogni idea di discriminazione per chi costituisca una minoranza, perché i fatti avvenuti sono solo lo specchio di un intolleranza verso chiunque sia diverso. Diverso per il colore della pelle, diverso per le tradizioni e i costumi secondo i quali è cresciuto, diverso perché da solo un altro significato ai suoi sentimenti. È quindi indispensabile promuovere in Italia un processo di tolleranza ed integrazione, riuscendo così a capire che la diversità non è un motivo di divisione, ma altresì un motivi di crescita e un’occasione per confrontarsi.

Chiara Nugara V C

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E VAI CON “LA VELINA”

Oggi si inaugura il giornale d’istituto del liceo scientifico “ Madre Teresa di Calcutta ”:
“LA VELINA”. La scelta di questo nome è stata fatta con la voglia di lanciare una provocazione: infatti tutti associano a questo sostantivo le bellezze provocanti di ballerine sculettanti su di una scrivania di un noto notiziario satirico televisivo. In realtà, il significato di questo nome è ben altro. La velina infatti è un foglio molto fine sul quale nel 1415 venivano scritte le notizie. Il vocabolo deriva dal francese vèlin, cioè di vitello poiché il foglio veniva ricavato dalla pelle di un vitello da latte o nato già morto. Noi ragazzi del liceo vogliamo così focalizzare lo sguardo di chi ci leggerà verso i fatti importanti della nostra società, parlando del nostro paese e della nostra scuola, senza tralasciare però tutto ciò che suscita la nostra curiosità e il nostro interesse. Cercheremo infatti di indagare sulla nostra realtà per ritrovarvi il senso più alto e annullare ogni vuoto culturale; e lo faremo partendo appunto dal nome del nostro giornale. Il giornale d’istituto, curato dagli studenti con la collaborazione degli insegnanti L. Ardilio, L. Spoto, è diviso in diverse rubriche: Cultura/Spettacolo-Eventi/Scuola-Cronaca e Sport. Non mi resta altro che augurare a tutta la redazione un buon lavoro, che sia costante e intenso rispettando sempre i fatti narrati e le persone coinvolte, ma con la capacità di trasmettere le vere sensazioni per fare scaturire nel lettore quella capacità critica che oggi sembra mancare un po’ a tutti.

Buona lettura a voi e buona fortuna a “ La Velina “!



Luca Lo Re V C
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